No a nuove centrali di biomasse nel Parco nazionale della Sila. Associazioni ambientaliste denunciano l'ennesimo attacco all'ambiente silano.
Da una parte il Parco nazionale della Sila è stata inserita nella lista ufficiale necessaria a diventare patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco e dall’altra si continuano a costruire nei pressi dello stesso Parco nazionale delle nuove centrali a biomasse nei pressi del monde del Revertino e nei comuni di Panettieri e Sorbo che si trovano nei pressi dello stesso parco. E’ questa una delle contraddizioni esplicitate da un forum di ambientalisti che da alcuni giorni anche su facebbook contestano le stesse centrali. Partendo dalla richiesta del riconoscimento dell’Unesco, le stesse associazioni evidenziano come “in qualsiasi altro luogo una notizia del genere metterebbe in movimento una moltitudine d’iniziative da parte delle varie amministrazioni per sostenere questa proposta, per le evidenti ricadute in termini di richiamo turistico. In Calabria, invece, non solo questa notizia passa sotto banco, ma ci si adopera attivamente per farla bocciare subito”. Invece, si denuncia nella stessa presa di posizione che le proposte di costruzione sul territorio della Sila, nei dintorni dal Parco nazionale e in zone che la Soprintendenza ai beni culturali definisce di “alto pregio naturalistico e paesaggistico”, di due grosse centrali a biomasse per la produzione di energia elettrica . Questi impianti – si aggiunge – funzionano come degli inceneritori e la loro realizzazione implica: distruzione del patrimonio boschivo ed aggravamento del dissesto idrogeologico; inquinamento ambientale ed aumento esponenziale di malattie respiratorie e di tumori; accrescimento a dismisura del traffico pesante; − svalutazione delle produzioni agricole di qualità; crollo dei flussi turistici e consequenziale perdita di molti posti di lavoro pulito (preziosissimi, in una regione come la nostra); enorme consumo di acqua e, così com’è successo nel crotonese e come ha denunciato la commissione antimafia, presenza di interessi diretti delle cosche mafiose”. La scelta delle stesse centrali, aggiungono le associazioni ambientaliste “favorire – speculazioni da parte di società senza scrupoli che pensano solo al loro profitto, e per raggiungerlo se ne infischiano di tutte le criticità che graveranno sul territorio ed i suoi abitanti” e quindi gli stessi movimenti si oppongono alle centrali che, a parer loro, consentono di fare affari che “ si reggono solo grazie alle sproporzionate incentivazioni previste per la produzione di energia dalla combustione di legname, altrimenti questi megaimpianti sarebbero antieconomici”. Sempre a parer loro “ l’alternativa concreta, in campo energetico, è invece quella di incentivare l’installazione di sistemi fotovoltaici e del solare termico sui tetti delle abitazioni.Questa sì – affermano – sarebbe una soluzione sostenibile per l’ambiente e per l’occupazione, considerando pure il ritorno economico per migliaia di famiglie che diventerebbero produttori di energia e calore, risparmiando su bollette e riscaldamento”. Altra denuncia degli stessi ambientalisti è che “le ultime inchieste delle Procure di Reggio Calabria, Napoli e Milano vedono “alti dignitari della Siram Spa ” inquisiti perché “al centro delle attenzioni e delle coccole della politica e dei suoi referenti criminali”, così come “emergono contatti tra la Siram” e personaggi contigui a boss della ‘ndrangheta . La Siram – sottolineano – propone, appunto, l’impianto di Panettieri direttamente, anche a causa delle nostre denunce sull’inaffidabilità finanziaria della prima proponente e sua controllata Bioenergia Investimenti”. Nasce così una domanda spontanea: “osa aspettano le amministrazioni regionale, provinciali e comunali, l’ente parco nazionale della Sila, le comunità montane ed i vari gal a prendere posizioni forti e chiare, chiedendo almeno una moratoria sull’installazione di centrali a biomasse?”. Francesco Rizza