Compravendita di voti a Catanzaro? Ennesima torbida pagina di storia politica in Calabria.

 

 

 

“I risultati di Catanzaro, Palmi, Paola e di altri piccoli centri confermano che il Pdl in Calabria conserva il suo consenso, in chiara controtendenza con i dati nazionali. Pur in coincidenza di un primo biennio regionale caratterizzato da sacrifici e rigore e da scelte improcrastinabili e impopolari, ma efficaci, nei punti chiave della politica istituzionale, gli elettori hanno saputo interpretare con intelligenza l'offerta politico-amministrativa del partito e dei suoi alleati”. Se questo è il commento sulle Amministrative del 6 e 7 maggio del presidente della regione Calabria Giuseppe Scopelliti, evidentemente a Reggio Calabria non sono ancora arrivate notizie su quanto è successo e sta’ succedendo a Catanzaro dove il risultato elettorale non solo non è ancora acquisito.    Lo scrutinio, infatti, è stato bloccato per presunte irregolarità e se pure Sergio Abramo diverrà sindaco al primo turno per una decina di voti, la situazione rimane certamente imbarazzante per tutta la politica considerato che la Procura della Repubblica ha inserito il nome di tre persone nell’elenco degli indagati in un fascicolo relativo sulle stesse Comunali. A sentire l’agenzia Ansa,   l’ inchiesta sarebbe stata aperta su “presunti episodi di compravendita di voti avvenuti nel corso delle consultazioni amministrative che si sono svolte domenica e lunedì in città”. Il dispaccio d’agenzia spiega che la stessa  iniziativa giudiziaria “fa seguito alla trasmissione di un'informativa della Digos che avrebbe evidenziato episodi dubbi a carico di un candidato al Consiglio comunale e di un suo sostenitore che avrebbero messo in atto una serie di azioni allo scopo di indirizzare il voto verso lo stesso candidato”.      Ostentare sicurezza su una situazione talmente ingarbugliata non è un atteggiamento maturo da parte di un uomo delle Istituzioni. Secondo quanto si è, infatti,  appreso nel quartiere di Siano gli investigatori avrebbero notato due persone che all’esterno dei seggi nel rione Siano avrebbero messo in atto operazioni di compravendita di voti in favore del candidato al Consiglio comunale. Sarebbero proprio questi  procacciatori di voti ad essere stati attenzionati dalla Digos unitamente al candidato del centro destra che sarebbe riuscito a ritornare in Consiglio comunale.  Ad essere sentito dal Procuratore della Repubblica Vincenzo Antonio Lombardo come persona informata sui fatti  su invito  del Pubblico Ministero Gerardo Dominijanni   Salvatore Scalzo candidato sindaco del centro sinistra catanzarese.  “Ai magistrati – ha detto Scalzo al termine dell’incontro – ho ribadito ciò che ho detto ieri in conferenza stampa e mi sono riservato di presentare al più presto dei dati di fatto su episodi gravi e preoccupanti che si sono verificati dentro e fuori dai seggi. Offriremo ogni tipo di contributo perché riteniamo questa vicenda centrale per il futuro democratico del città“. “C’é un rischio reale – ha aggiunto Scalzo – di un condizionamento del voto. Ci vuole un’attenzione particolare di tutti su questo fenomeno del condizionamento”. A ciò si aggiunge che i deputati calabresi Doris Lo Moro, Rosa Villecco Calipari, Maria Grazia Laganà Fortugno, Franco Laratta, Marco Minniti, Cesare Marini, Angela Napoli, Nicodemo Oliverio e Mario Tassone hanno presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno sulle elezioni amministrative di Catanzaro, chiedendo la ripetizione del voto nei seggi contestati.  In una Calabria malata di mafia, con un Pil fra i più bassi in Europa ed una politica che, oltre a non riuscire a risolvere i problemi  atavici della stessa Regione, prima di tutti l’emergenza della sanità con decine di morti sospette ed indagini sugli Ospedali regionali, ha completamente perduto il legame con la realtà e con la società civile,    la “querelle” catanzarese rimarrà negli annali delle cronache  a ricordarci come è torbida la politica calabrese e difficile la vita di chi è rivoluzionario da augurarsi almeno qualche scampolo di normalità dal Pollino allo Stretto di Messina. Francesco Rizza