“ La polemica scatenata dalla sinistra contro la decisione dell’amministrazione provinciale di conferire un riconoscimento al prefetto Domenico Bagnato e al generale Tito Baldo Honorati, a ricordo di quanto fecero sul territorio in anni lontani per contrastare la criminalità mafiosa e la corruzione e per ripristinare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la legge, ha dell’incredibile”. Non vanno giù all’Assessore alla Cultura della provincia di Crotone Giovanni Lentini le critiche dei partiti di sinistra relativamente all’assegnazione di un riconoscimento al generale dei carabinieri Honorati all’interno dell’iniziativa “la memoria l’impegno… la provincia di Crotone per la cultura e la legalità” svoltasi lo scorso 19 maggio. “Non vi è - aggiunge fra le altre cose l’Assessore provinciale - chi non ricordi con gratitudine, per avere vissuto direttamente gli eventi di quel tempo o per averne sentito il racconto da genitori e persone più anziane, l’impegno e la lotta senza quartiere condotta in quegli anni dalle forze dell’ordine contro la mafia, la violenza diffusa, la cultura della sopraffazione e del sopruso. Capiamo – afferma ancora l'assessore provinciale – che per chi ha preferito premiare cattivi maestri, personaggi che hanno predicato per anni la cultura dell’odio contro lo Stato e i suoi rappresentanti, che hanno avvelenato con il loro triste esempio e insegnamento la vita di intere generazioni, sia difficile nascondere il richiamo dell’ideologia da cui provengono e che puntualmente riaffiora. Fa male che questa polemica e questa differenziazione siano state messe in piedi in ore in cui, purtroppo, anche la cronaca nazionale suggeriva unità, senso della misura, responsabilità. Ma se la sinistra insegue ancora i suoi fantasmi ideologici e si colloca fuori della storia la colpa non è di altri. È solo sua”. Nessuno accenno, però, da parte dell’ Assessore provinciale alle motivazioni delle dure critiche rivolte agli organizzatori dello stesso riconoscimento da parte del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia e Libertà relative alla presa di posizione dello stesso Honorati sull’omicidio di Peppino Impastato che si sarebbe voluto fare passare come un incidente accaduto allo stesso giornalista durante la preparazione di un atto dinamitardo.
“Pur non disconoscendo l’onorabilità e l’efficacia di questo servizio reso allo Stato – scrive il circolo crotonese di Sel - al contempo, Sel intende rendere nota alla collettività l’altra parte della lunga carriera che ha contraddistinto il generale Honorati. Perché quella riprodotta dalla Provincia di Crotone si configura come una parte, incredibilmente parziale della stessa. A molti sfugge infatti che, questo esponente di vertice dell’Arma, si ritiene abbia avuto un ruolo fondamentale nel depistaggio relativo alle indagini dell’uccisione del giornalista e attivista politico Peppino Impastato che fu fatto saltare in aria sui binari del treno il 9 maggio del 1978 nelle campagne di Cinisi. Allora si parlò subito di un atto terroristico finito male in cui lo stesso attentatore si sarebbe tolto la vita, affidando le motivazioni in una lettera delirante scritta da lui stesso tempo prima. La verità processuale, molti anni dopo, stabilì invece che fu un assassinio di matrice mafiosa. Ma cosa contribuì ad alimentare questa versione falsa e screditante dell’omicidio Impastato? Gli atti d’indagine prodotti nell’immediatezza del delitto! In una nota indirizzata al Comando del gruppo di Palermo del 20 Giugno 1984, l’allora comandante Tito Baldo Honorati, confermava che le indagini avevano condotto al convincimento che l’Impastato Giuseppe avesse trovato la morte nell’atto di predisporre un attentato di natura terroristica. Honorati scrisse che l’ipotesi di omicidio attribuito all’organizzazione mafiosa facente capo a Gaetano Badalamenti fu stata avanzata e strumentalizzata da movimenti di sinistra, ma che poi non trovò alcun riscontro nelle indagini (sebbene quest’ultima tesi fosse anche sposata dal consigliere istruttore del Tribunale di Palermo, Rocco Chinnici). Fa specie – aggiunge Sel - che la “memoria” sia diventata un esercizio mistificante e revisionista, sempre più abusato in maniera distorta e qualunquista da istituzioni e associazioni pseudo legalitarie. Fa specie, soprattutto, che l’esercizio della memoria non osservi più, nelle sue declinazioni quotidiane, quel fine principe che le è intrinsecamente assegnato dalla collettività: ossia compiere un atto d’onestà verso la storia per ridare dignità e coerenza ai fatti del passato”.
Sulla stessa scia il pensiero del Partito Democratico crotonese secondo cui “ un territorio come quello di Crotone non merita un’onta come quella che la Provincia sta in queste ore mettendo in piedi, attraverso il riconoscimento di un’onorificenza a Tito Baldo Honorati, ricordato quale servitore dello Stato. La figura di Tito Baldo Honorati, evoca, in chi conosce la storia ed è attento sia ai fatti noti che a quelli meno noti, risentimento e sdegno per il fatto che nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si costituì un Comitato sul caso Impastato e successivamente il 6 dicembre 2000 venne approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini, tra cui figura proprio Tito Baldo Honorati. Non una figura a servizio dei giusti – aggiunge il Pd - e certamente non una figura trasparente quella di Honorati, nonostante gli venga riconosciuta un’attività di lotta alla criminalità nell’intero territorio provinciale. Non trascurabile ci appare inoltre la nota del 1984 a firma di Honorati, su Rocco Chinnici, consigliere istruttore del Tribunale di Palermo, assassinato dalla mafia l’anno prima”. Francesco Rizza